Collecapretta: le radici del Trebbiano Spoletino

Terzo la Pieve, Spoleto – una famiglia, un’antica tradizione contadina e 5 ettari di terreno. Alla scoperta del Trebbiano Spoletino ed altri vini: vinificati come una volta, si rivelano estremamente intriganti ed attuali

“Sino alla metà del primo decennio degli anni 2000 la produzione di Trebbiano Spoletino rappresentava una esperienza pionieristica, come comprovato dalle aziende presenti sul mercato come Trebbiano Spoletino Umbria Igt, che non superavano le poche unità, tra cui la storica Cantina Sociale di Spoleto, Novelli, Coricelli e Collecapretta di Spoleto, Bea, Tabarrini, Perticaia di Montefalco.” – Il Trebbiano Spoletino e la DOC Spoleto tratto da una «Ricerca Storica per la D.O.C. Spoleto» a cura di Rita Chiaverini, CEDRAV, marzo 2007.

Dopo la ricognizione sul Trebbiano Spoletino, la visita all’azienda Collecapretta era più che altro una naturale quanto spontanea conseguenza. L’intento, non disatteso, era trovare una espressione genuina e autentica di una vinificazione in piena continuità con la tradizione più antica.

Collecapretta è una azienda a conduzione familiare: è gestita da Vittorio Mattioli – “agricoltore e poi vignaiolo” in Terzo la Pieve – con il prezioso supporto della moglie Anna e della figlia Annalisa. Appena 5 ettari vitati, con piante di Trebbiano Spoletino che superano i 50 anni di età ed altre varietà, talvolta inconsuete per la zona, come il Montonico e il Barbera.

Non vi sono migliori parole di quelle raccolte e posate – non scritte – sulla pagina web dell’azienda per raccontare quello che visitando l’azienda si vede, si respira e si beve:

“Abbiamo sempre fatto questo e non ci siamo mai posti domande sull’opportunità o meno di cambiare vita…… in verità la quotidianità della fatica legata alla terra ci crea momenti di incertezza ma non possiamo fare altro e andiamo avanti alla ricerca di un’idea di fare bene il nostro lavoro e di rispettare la natura che ci ha permesso e ci permette di vivere con dignità.”

Di queste idee, in fin dei conti, ci si può innamorare ed essere felici. 

La vinificazione procede secondo criteri naturali, senza certificazioni, ma riducendo al minimo gli interventi in vigna e adottando fermentazioni spontanee, senza lieviti aggiunti e controllo della temperatura. I travasi, secondo la tradizione contadina, avvengono di notte e seguendo il ciclo delle fasi lunari.  

I VINI

Terra dei Preti 2018 – Trebbiano Spoletino in purezza da vecchie viti, vinificato con una lunga macerazione sulle bucce per oltre 10 giorni. I lieviti sono indigeni ed i travasi sono effettuati con luna calante.
Colore bronzeo. Caleidoscopico nei profumi: apre con note di albicocca sciroppata, poi vira subito su toni più vegetali. Olive, melissa, salvia. Pepe bianco, resina e infine menta. Sorso rigoroso, affilato, l’acidità ne marca i lineamenti senza debordare. Ancora resina e arancia amara in confettura che accompagnano in chiusura. Memorabile.

Vigna Vecchia 2019 – Trebbiano Spoletino in purezza da vecchie viti, in questo caso senza macerazione prolungata. Lieviti spontanei e affinamento in acciaio e cemento vetrificato.
Paglierino carico. Agrumi e accenti minerali, ferrosi. Mela grattugiata, susina, camomilla. Un’idea di confetto. L’acidità delinea l’impalcatura del sorso, che procede composto verso un finale sapido, seppur più esile rispetto al Terra dei Preti.

Il Prodigo 2018 – Montonico, vinificato con fermentazione a contatto con le bucce.  
Dorato intenso, opalescente. Limone e mela cotogna. Frutta secca e mineralità. Una Lieve velatura tannica al sorso, a sottolineare un corpo nervoso e verticale.

Il Burbero 2017 – Vino nato per caso, dalla surmaturazione delle uve, Sangiovese per l’80%, insieme a Ciliegiolo e Merlot in pari quota. L’impatto olfattivo è memorabile: toni scuri, cenere, fiori appassiti. Poi mora, prugna, chiodi di garofano, tabacco Kentucky. Sorso vellutato e sferico, ravvivato da un tannino croccante. Ritorni di liquirizia e, in chiusura ancora frutta scura e spezie.

Il Rosato 2020 (campione di botte) – Barbera, vinificata in rosato.
Cerasuolo, concentrato, solido. Lampone e fragoline, violetta e gerani. Succoso, l’acidità scalpita, sgomita, in una struttura che ne smorza le asperità, restituendo un sorso aggraziato e brioso.